Tre medaglie d’oro in Siria per una pace nella giustizia (1942)

Giorni fa sulla rivista Gnosis, rivista ufficiale dell’intelligence italiana, troviamo il ricordo di tre giovani soldati italiani fucilati dagli inglesi in Siria nel settembre del 1942 e poi decorati con medaglia d’oro al valor militare. La storia di questi tre giovani è molto interessante. Erano tre giovani armeni scampati al genocidio turco rifugiandosi a Rodi, allora occupata dagli Italiani: Giovanni Battista Peltechian, Clemente Eghinlian e Riccardo Guruzian, gli ultimi due orfani di entrambi i genitori. I tre erano cresciuti assieme, a Rodi, in casa di Lucia Peltechian, vedova e madre di Giovan Battista. Cresciuti come fratelli, impararono ad amare l’Italia, loro patria di adozione, che li aveva accolti e salvati.
Allo scoppio della seconda guerra mondiale si arruolarono, presentandosi poi volontari per una rischiosa missione informativa in territorio nemico. Nel luglio 1942 furono quindi paracadutati in Siria, allora sotto controllo delle forze francesi che obbedivano a De Gaulle e degli inglesi. I tre trovarono alloggio e protezione ad Aleppo presso amici e svolsero per più di un mese il loro lavoro informativo senza destare sospetti nelle autorità militari. Poi furono avvertiti del fatto che i britannici gli stavano dando la caccia.
Era successo che un siriano di origini ebraiche, simpatizzante per gli alleati, venuto a conoscenza della loro presenza, li aveva avvicinati fingendo amicizia per poi tradirli. Il delatore conosceva il quartiere di Aleppo ma non la casa dove i tre si nascondevano. Per dieci giorni la polizia anglo-francese perlustrò e mise a soqquadro il quartiere, senza esito. Gli abitanti del quartiere, molti dei quali simpatizzanti per l’Italia a motivo dell’oppressivo dominio francese sulla Siria fra le due guerre, nascosero con grave rischio i tre italiani di volta in volta in case diverse. Alla fine gli inglesi esasperati minacciarono di bombardare il quartiere se gli italiani non si fossero consegnati. I loro amici siriani tentarono di dissuaderli, ma i tre giovani, diversamente da quanto fecero in Italia altri trovatisi nella loro stessa condizione, per non far correre rischi ad una popolazione che aveva dimostrato simpatia verso il nostro paese, decisero di consegnarsi.
Peltechian, Eghinlian e Guruzian lo fecero indossando come loro diritto la divisa dell’esercito italiano, ma gli inglesi non riservarono loro il trattamento dovuto ai prigionieri di guerra. Per farli parlare, vennero sottoposti a inumane torture che si prolungarono per diciotto giorni. Poiché i tre non davano segno di cedimento, gli inglesi provarono ad ammorbidire la loro tenuta proponendogli di passare al loro servizio, cosa che i tre rifiutarono. Il 26 settembre 1942 vennero allora fucilati ed i loro corpi furono sepolti in fosse anonime, fuori dal cimitero di Aleppo, in mezzo ai rifiuti.
La madre Lucia, finita la guerra, si trasferì a Velletri, presso Roma: fu lei soltanto che con la sua tenacia rintracciò e riportò in Italia i corpi dei tre giovani, che oggi riposano nel cimitero di quella città.
Vediamo oggi come i vincitori della seconda guerra mondiale hanno poi gestito la loro vittoria: lo vediamo in Siria ed in tutto il Medio Oriente. Per questo non capiamo come una pubblicazione degli attuali servizi di informazione di un’Italia divenuta sostenitrice della politica imperialista anglosassone, possa ricordare degnamente queste tre medaglie d’oro che combattevano proprio contro quegli Angloamericani che da allora hanno continuato a portare guerra e distruzione in tutto il Medio Oriente. Per questo ci siamo permessi di ricordare noi questi caduti per la libertà dei popoli e per una pace che sia fondata sulla giustizia.

Le notizie qui riportate sono tratte da N. Arena, Aquile senza ali, Mursia, Milano, pp. 158-161.

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