Ucraina, tra Nato e Russia: cosa deve succedere ancora?

Sono 6832, secondo i dati di luglio 2015, le vittime ufficiali della guerra che si sta combattendo da oltre un anno nella regione orientale dell’Ucraina al confine con la Russia, il Donbass, dopo la caduta del presidente Yanukovich nei primi mesi del 2014.
Gli accordi internazionali di Minsk dello scorso febbraio, con i quali la diplomazia europea ha semplicemente tentato di congelare il conflitto con un cessate il fuoco bilaterale, non hanno in realtà mai interrotto le operazioni militari sul terreno, dove anzi si assiste ad una graduale erosione delle posizioni ucraine da parte delle forze armate dell’autoproclamata Repubblica Popolare del Donetsk (DPR) e della gemella Repubblica Popolare di Luhanks (LPR): in particolare, gli indipendentisti filo-russi nelle ultime settimane avrebbero guadagnato posizioni in direzione della strategica città portuale di Mariupol nel sud-est della regione.
Nei giorni scorsi, il presidente ucraino Poroshenko, oltre ad aver sollecitato i governi occidentali a sostenere il suo governo, ha ribadito, in vista delle celebrazioni dell’indipendenza dell’Ucraina, l’esigenza di rafforzare militarmente il Paese per molti decenni a venire, polemizzando duramente contro un "malinteso pacifismo" che serpeggia in molte forze politiche del Paese e citando un’imminente minaccia di attacco da parte della Russia.
In questo contesto, che i mass media occidentali sembrano per il momento tenere sotto traccia, si sono svolte negli ultimi mesi numerose esercitazioni militari, sia della Nato che della Russia, che hanno mobilitato decine di migliaia di soldati e migliaia di mezzi militari di ogni tipo, al punto da sollevare le preoccupazioni di molti analisti indipendenti che si possa così facendo rischiare uno scontro diretto fra la Nato, che da sempre sostiene militarmente l’Ucraina, e la Russia, che non può certo abbandonare né la Crimea né i propri compatrioti dell’est-ucraina.
Negli ultimi giorni di agosto, i segnali di una crescente tensione si stanno moltiplicando: le forze militari ucraine avrebbero raggiunto la consistenza di oltre 65.000 unità sul fronte occidentale, con oltre 400 carri armati, 132 lanciarazzi Grad e oltre 800 fra cannoni e mortai; mentre la Russia avrebbe pronti sui confini con l’Ucraina oltre 50.000 uomini e starebbe progressivamente dispiegando la 20a armata, un’unità d’élite.
Il presidente russo Putin ha poi incontrato i vertici militari russi in un incontro non a caso svoltosi in Crimea, al termine del quale i portavoce russi hanno espresso la preoccupazione che nei prossimi giorni si possano svolgere attività di sabotaggio e sovversione nella penisola, con lo scopo di far crescere la tensione ed ottenere il supporto occidentale. Per questo motivo Putin avrebbe dato ordine che un numero imprecisato di sistemi missilistici tattici Iskander-M, che hanno una portata utile di 500 km., svolgano la loro già prevista esercitazione, comprendente l’impiego di oltre 9000 soldati, avanzando di 800 chilometri verso occidente, a disposizione del Distretto Militare Meridionale, confinante con l’Ucraina.
Gli Stati Uniti hanno collocato per la prima volta dopo molti anni forze corazzate ed aerei da combattimento nell’Est Europa, fino al punto di posizionare nelle ultime ore una forza rapida di caccia F-22 Raptor, il velivolo da combattimento più avanzato di cui dispongono attualmente: a dimostrazione dell’impulso che gli Usa stanno dando alle numerose esercitazioni militari Nato degli ultimi mesi.
In questi giorni infatti è in corso la più grande esercitazione di truppe avio-trasportate, compresa la famosa 82a statunitense, dalla fine della Guerra Fredda: si tratta della manovra Swift Response, che si svolge in Germania, Italia, Romania e Bulgaria con 4.800 militari provenienti da undici paesi (Bulgaria, Francia, Germania, Grecia, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti). Essa fa seguito all’esercitazione Noble Jump 2015, con la quale si è testata una nuovissima forza di pronto intervento Nato, lo scorso giugno, in Polonia. Intanto, la Nato sta già raccogliendo oltre 36.000 uomini, provenienti da 30 Paesi, in Spagna, Portogallo e Italia per lo svolgimento nel mese di settembre di un’altra imponente esercitazione congiunta, denominata Trident Juncture 2015, cosa che ovviamente impensierisce gli analisti militari, soprattutto perché queste azioni muscolari seguono ricorrenti dichiarazioni politiche statunitensi, tra cui quella del capo di stato maggior generale Usa, Martin Dempsey, nelle quali si sostiene che la Russia rappresenta oggi insieme alla Cina la maggiore minaccia militare nei confronti degli Stati Uniti.
A cosa possa preludere questa crescente tensione non è chiaro: nella migliore delle ipotesi, Ucraina e Russia vogliono in questo modo spingere la diplomazia internazionale a ricercare una soluzione definitiva del conflitto, magari attraverso l’autonomia della parte orientale dell’Ucraina, etnicamente, economicamente e politicamente da sempre legata a Mosca. Ma possono esservi scenari molto più preoccupanti, nel caso in cui il confronto militare in Ucraina si vada a collegare ad un possibile secondo crollo finanziario mondiale ed alla già gravissima situazione di guerra permanente del Medio Oriente e del Nord Africa. Il tutto con un presidente americano a fine mandato e quindi dotato di una molto maggiore libertà di azione: Barak Obama, non dovendosi più preoccupare dei sondaggi, è nella condizione di assumere anche decisioni impopolari.
La volontà occidentale di assorbire nella propria area di influenza politico-economica l’Ucraina, fino ad arrivare al rovesciamento violento della presidenza Yanukovich, senza aver risolto alcuno dei reali problemi della regione, ha portato ad una frattura permanente all’interno dell’Ucraina ed ha determinato una serissima destabilizzazione delle relazioni fra Europa e Russia, della quale certo gli Europei non possono gioire.
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