Bomba atomica, scienza e volontà di potenza

Mentre si discute ancora sulle motivazioni effettive per cui gli Stati Uniti decisero, nonostante la vittoria in Europa nella primavera del 1945, l’impiego della prima bomba atomica contro un Giappone che sembrava prossimo alla resa e mentre già si intuiva il possibile futuro confronto con la Russia, può essere oggi utile rileggere uno dei documenti più interessanti su come si giunse a quella decisione.

Sono le brevissime "raccomandazioni" che quattro dei più importanti scienziati che avevano diretto sul piano scientifico il progetto Manhattan resero all’Interim Committee, una commissione che il presidente americano Truman aveva costituito nel maggio del 1945 per affrontare proprio la questione del possibile impiego della bomba atomica.

Si tratta di un testo importante non solo sul piano storico perché i quattro grandi scienziati, tra cui l’italiano Enrico Fermi, si schieravano decisamente a favore dell’impiego della bomba, non solo perché ritenevano che da questo impiego doveva scaturire "un soddisfacente assetto delle nostre [Usa] relazioni internazionali" ma forse ancor di più perché lo facevano proclamandosi privi di competenze nel valutare le conseguenze dell’"avvento del potere nucleare". È questo dunque un esempio molto evidente della tendenza della scienza moderna ad assumere una posizione neutrale sugli effetti di lungo termine delle proprie invenzioni e sull’aspetto etico del loro impiego.

Proprio in questi giorni un noto commentatore statunitense, ragionando sulla "moralità" dell’impiego dell’arma atomica a Hiroshima e Nagasaki, ha sostenuto che esso era legittimato dalle modalità della guerra odierna, in cui la distinzione tra civili e militari è di fatto scomparsa, e dal fatto che contro Germania e Giappone non potevano esistere limitazioni di carattere etico.

Rileggere questo breve testo settant’anni dopo le bombe di Hiroshima e Nagasaki ci fa capire quanto la volontà di potenza, sia quella dei più capaci ingegni della scienza materialista che quella delle classi dirigenti dei grandi Paesi imperialisti, muove ancora tutto il nostro mondo.

Le parole, che potete vedere riprodotte in pdf e che potete leggere in una nostra traduzione italiana (in cui emergono alcune interessanti ambiguità del testo originale), sottolineano come anche la bomba atomica abbia alla base una questione di consapevolezza.

Lo scienziato che firmò questo documento era lo stesso scienziato che si autoproclamò "il distruttore di mondi", assistendo entusiasta alla prima esplosione atomica nel deserto di Alamogordo: ancora oggi non possiamo che augurarci che non sapesse bene cosa stava dicendo.

[TOP SECRET]

RACCOMANDAZIONI SULL’IMPIEGO IMMEDIATO DELLE ARMI NUCLEARI

A. H. Compton
E. O. Lawrence
J. R. Oppenheimer
E. Fermi

16 Giugno 1945

firmato J.R. Oppenheimer

Siamo stati richiesti di un parere sull’impiego iniziale della nuova arma. Questo impiego, a nostro avviso, dovrebbe essere tale da promuovere un soddisfacente assetto delle nostre relazioni internazionali. Al tempo stesso, siamo consapevoli del nostro obbligo verso la nostra nazione di utilizzare queste armi per aiutare a risparmiare vite americane nella guerra con il Giappone.

(1) Per perseguire questi fini raccomandiamo che, prima che queste armi siano usate, non solo la Gran Bretagna, ma anche Russia, Francia e Cina siano informate del fatto che abbiamo attuato notevoli progressi nel nostro lavoro sulle armi atomiche, che queste potrebbero essere pronte per essere impiegate durante questa guerra e che sarebbero bene accolti suggerimenti su come possiamo cooperare nel far sì che questi progressi contribuiscano a migliorare le relazioni internazionali.

(2) I pareri dei nostri colleghi scienziati sul primo impiego di queste armi non sono unanimi: essi variano dalla proposta di una pura dimostrazione tecnica a quella di un’impiego militare il più possibile adeguato a costringere alla resa [il Giappone, n.d.t.]. Quelli che sostengono una semplice dimostrazione tecnica si augurano che l’uso delle armi atomiche venga bandito, nel timore che, se usiamo ora queste armi, la nostra posizione ne sarà pregiudicata nei prossimi negoziati. Altri insistono sulla necessità di risparmiare vite americane mediante un immediato impiego militare, e ritengono che questo migliorerà le prospettive internazionali in quanto essi sono più interessati alla prevenzione dei conflitti che all’eliminazione di questo specifico tipo d’arma. Noi ci consideriamo più vicini a quest’ultimo punto di vista; possiamo affermare che nessuna dimostrazione tecnica è in grado di portare alla fine del conflitto; non vediamo alternative accettabili all’impiego militare diretto.

(3) In riferimento a questi aspetti più generali dell’impiego dell’energia atomica, è chiaro che noi, in quanto scienziati, non siamo in possesso di soluzioni specifiche [no proprietary rights]. E’ vero che siamo tra i pochi cittadini che hanno avuto l’occasione di prestare attenta considerazione a questi problemi nel corso degli ultimi anni. Tuttavia non possiamo rivendicare una particolare competenza nella soluzione dei problemi politici, sociali e militari che si presentano con l’avvento del potere nucleare.

[FINE]

BREVI CENNI BIOGRAFICI SUGLI AUTORI DEL DOCUMENTO

Arthur Holly Compton (1892-1962), premio nobel per la fisica nel 1927, responsabile dall’aprile del 1941 dello speciale comitato che doveva rendere conto degli sviluppi del programma sull’uranio al National Defense Research Committee (NRDC) diretto da Vannevar Bush; poi coordinatore del cosiddetto Metallurgical Laboratory di Chicago, nel quale si concentravano i gruppi di ricerca, sul plutonio e sul primo reattore nucleare, delle università della Columbia, Princeton, California e Berkeley; fu lui ad affidare a Robert Oppenheimer, nell’ambito del Progetto Manhattan, la responsabilità della costruzione della bomba atomica.

Ernest Orlando Lawrence (1901-1958), premio nobel per la fisica del 1939, inventore del ciclotrone, che si dimostrò fondamentale per ottenere la separazione elettromagnetica degli isotopi dell’uranio, necessaria ad ottenere l’uranio-235, utilizzabile per la bomba atomica; inserito anch’egli da subito nel Progetto Manhattan, fu responsabile della progettazione e della costruzione dell’impianto di Oak Ridge, destinato ad operare con successo per la separazione dell’uranio-235. Acceso sostenitore dello sviluppo delle armi nucleari, ebbe un ruolo importante anche nella nascita delle armi termo-nucleari e fu un promotore della cosiddetta Big Science (Grande Scienza), la concentrazione di forze scientifiche e tecnologiche possibile grazie a grandi finanziamenti pubblici e privati, e non più basata sulla figura di solitari ricercatori scientifici.

Julius Robert Oppenheimer (1904-1967), ricercatore di fisica nel campo molecolare in varie università statunitensi ed europee, insegnante di successo, manifestava spiccate simpatie marxiste; impegnato soprattutto negli studi sull’accelerazione di particelle, venne chiamato nel 1942 a dirigere il progetto Manhattan insieme al gen. Leslie Groves, capo militare del progetto. Celebre l’espressione, tratta dal Baghavad Gita, con cui commentò il Trinity Test, la prima esplosione nucleare nel deserto di Alamogordo: "Ora io sono diventato Morte, il distruttore di mondi". La sua figura è molto discussa anche sul piano politico, per avere indicato un suo stretto amico, Aakon Chevalier, come possibile spia sovietica all’intelligence americana; e per la sua posizione favorevole alla condivisione dei segreti nucleari con l’Urss che portò in epoca maccartista al suo allontanamento dai segreti nucleari.

Enrico Fermi (1901-1954), fisico italiano naturalizzato statunitense, ottenne il premio nobel per la fisica nel 1938, dopo aver studiato in Italia ed all’estero. Su richiesta del podestà fascista di Firenze venne chiamato ad insegnare fisica matematica in quell’università. Divenuto professore di fisica teorica a Roma, grazie anche a importanti successi nella cosiddetta statistica delle particelle, puntò a trasformare l’istituto di via Panisperna in un centro di ricerca di livello internazionale. Nominato da Mussolini membro della Reale Accademia d’Italia e iscrittosi al partito fascista, organizzò nel 1931 un importantissimo convegno internazionale di fisica, con importanti finanziamenti pubblici. Nel 1934 un esperimento fortunato lo porta alla scoperta del meccanismo della fissione nucleare, che gli meriterà il premio nobel. Dopo che, a seguito delle leggi razziali, il clima politico italiano non gli è più favorevole, Fermi non riesce più ad ottenere i fondi necessari allo sviluppo delle sue ricerche. Subito dopo il conferimento del nobel, si sposta negli Stati Uniti dove viene presto coinvolto nel progetto Manhattan.

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