Netanyahu rinvia l’accordo con la Turchia sull’attacco alla Mavi Marmara

Nuova battuta di arresto nella normalizzazione dei rapporti fra Turchia e Israele, in conseguenza del sanguinoso episodio della cosiddetta Freedom Flottilla che, nel maggio del 2010, portò all’uccisione di nove cittadini turchi in navigazione a bordo della nave passeggeri turca Mavi Marmara in rotta verso la Striscia di Gaza, per portarvi aiuti umanitari. Il gravissimo incidente aveva portato al ritiro dell’ambasciatore turco da Israele ed alla richiesta di scuse formali e di compensazioni economiche per le vittime.

Le trattative erano iniziate faticosamente nel marzo 2013, dopo che il presidente Usa Barack Obama aveva ottenuto dal governo israeliano una telefonata di scuse al governo turco, che aveva considerata tale dichiarazione preliminare all’avvio di qualsiasi trattativa. Lo scorso febbraio, il testo dell’accordo, che prevederebbe il risarcimento dei danni per le innocenti vittime dell’attacco che venne sferrato da unità speciali della Marina militare israeliana, veniva dato per definito nei dettagli e pronto per essere sottoposto all’approvazione di Benjamin Netanyahu, primo ministro israeliano, e di Recep Tayyip Erdogan, il primo ministro turco.

Secondo quando dichiarato da vice-primo ministro turco Bulent Arinç, l’accordo avrebbe dovuto essere sottoscritto subito dopo le elezioni amministrative turche del 30 marzo, per poi essere approvato dal Parlamento turco.

Pare invece che il primo ministro israeliano abbia per il momento sospeso il completamento dell’accordo, avendo forse respinto la richiesta di venti milioni di dollari di risarcimento, a fronte dei quali il governo turco si impegnerebbe a non perseguire legalmente l’attacco israeliano, che ha violato numerose norme del diritto umanitario internazionale, ma soprattutto a non opporsi al previsto futuro aumento del livello della partecipazione israeliana nella NATO, di cui la Turchia è parte fin dalle origini.

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