Iran: Rohani, una sorpresa fra le tempeste

Il popolo iraniano ha votato ancora una volta a sorpresa. Lo aveva fatto con Mohammad Khatami nel 1997, poi con la prima elezione di Mahmud Ahmadinejad nel 2005, e ora con le partecipatissime elezioni che hanno decretato il trionfo di Hassan Rohani. Ci sarà tempo e modo, data l’importanza dell’Iran, per ritrovarci a ragionare più profondamente su queste elezioni, ma intanto possiamo tracciare una prima mappa politica del nuovo scenario.

Rohani ha vinto per due motivi, che poi coincidono:

1) la necessità di intervenire per migliorare le condizioni economiche del Paese che si stanno velocemente deteriorando a causa dell’embargo occidentale (di qui il sostegno del ceto dei bazarì, la potentissima classe commerciale iraniana);
2) l’opportunità di ristabilire relazioni accettabili con gli Stati Uniti e quindi, in un circolo che si autoalimenta, allentare la presa micidiale delle sanzioni.

Sullo sfondo delle dinamiche sociali e politiche interne, Rohani ha rappresentato anche la perfetta e trasversale sintesi tra il blocco di potere del clero militante (Rohani era l’unico religioso tra i sei candidati presidenziali arrivati al voto) e le istanze libertarie delle fasce borghesi, in particolare giovanili (l’Iran è un paese molto giovane demograficamente).

Sono risultati sconfitti gli "apparati della sicurezza" (Pasdaran e Basiji), la "generazione del fronte", i combattenti della guerra contro l’Iraq negli anni ottanta, che avevano trovato in Ahmadinejad il loro campione e che, da questo punto di vista, erano rappresentati questa volta da candidati come Qalibaf e Rezaie.

Si normalizzeranno i rapporti con l’Occidente? Per questo aspetto la cartina di tornasole è lo sviluppo della tecnologia nucleare. Qui bisogna fare attenzione. La questione della "bomba" è un pretesto che nasconde ben altra partita, con una grande domanda di fondo: qual è il ruolo accettabile dall’Occidente per l’Iran? Quanto è ammissibile il ruolo di potenza regionale per una nazione grande e sostanzialmente indipendente nel contesto nevralgico del Medio Oriente? L’accordo sul nucleare sottende in realtà questo altro aspetto. Quanto l’Iran è disposto a cedere in termini di potere regionale (conquistato non senza pagare prezzi sotto la presidenza Ahmadinejad)?

L’elezione di Rohani allontana una resa dei conti diretta, di molti mesi o forse anni. Offre un’altra possibilità alla comunità dell’intelligence occidentale di tentare un regime change interno anziché una guerra dagli esiti particolarmente complicati. Ma, di fatto, non scioglie il nodo di fondo, il ruolo dell’Iran, il suo status o meno di potenza regionale.

Se lo scontro diretto con l’Iran è per ora scongiurato, la dinamica attuale non scongiura il pericolo di guerra in Siria e/o in Libano. L’accerchiamento dell’Iran non si può interrompere, anzi, vedremo probabilmente rafforzarsi quella politica in cui l’Amministrazione Obama ha dimostrato straordinarie attitudini e capacità: mano di ferro in guanto di velluto, bastone e carota, leading from behind. L’obiettivo di fondo permane al di là dei mezzi di volta in volta usati: l’Iran deve arrendersi, con le buone o con le cattive.

La "resa" dell’Iran passa anche e soprattutto per Damasco e Beirut. Il nemico più immediato e diretto per il sistema occidentale si è dimostrato essere Hezbollah, il Partito di Dio, la componente sciita che governa de facto il sud del Libano. È solo grazie all’intervento diretto di Hezbollah che Assad sta ribaltando la situazione militare sul campo in Siria, sconfiggendo le milizie sunnite/jihadiste.

Come sempre, su questi scenari incombe la presenza di Israele e del suo primo ministro, il molto ingombrante Bibi Netanyahu, il quale – anche per motivazioni politiche interne – sente il bisogno, abbastanza urgente, di una guerra. Sebbene il Big Clash che Netanyahu avrebbe voluto contro l’Iran non si sia avverato, si potrebbero materializzare le condizioni per Siria e/o Libano. Hezbollah sta dimostrando di essere troppo pericoloso per l’egemonia sionista sul Medio Oriente, presto o tardi i conti saranno regolati.

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