Il corvo del Vaticano: «Come me altri venti»

Ho incontrato chi ha diffuso alcuni documenti del Vaticano. Oltretevere lo chiamano il «corvo», la talpa. Da vent’anni la sua attività lo porta fuori e dentro i Sacri Palazzi. Qualcuno lo ricollega a giochi di potere, a scontri tra cordate. L’impressione è che voglia far conoscere fatti taciuti, alzando un velo sulle ipocrisie, grandi e piccole, che proteggono quasi ogni potere. L’intervista integrale andrà in onda stasera [mercoledì 22 febbraio 2012] agli Intoccabili, dalle 21.10 su La7 con Corrado Augias che commenterà le parole.
Ma c’è un primo dato, un numero che impressiona. Il corvo non è da solo. Le «manine» sono tante. Quante? L’uomo ne indica in tutto venti. Venti persone, non si sa se collegate e in che termini tra loro, persone che lavorano nei vari enti, e che avrebbero passato di recente indiscrezioni, carte ai media.
Ecco una breve anticipazione:
Lei è cattolico?
«Sì, assolutamente e leggo il Vangelo».
Qual è la frase più bella del Vangelo che ricorda?
«Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato. Da questo riconosceranno che siete miei discepoli e non da altro».
Però fa anche altro. Quante persone di sua conoscenza stanno contribuendo a rendere pubblici documenti del Vaticano?
«Diciamo così approssimativamente, calcolando i vari organismi, potrebbero essere una ventina».
Ma perché i documenti escono? C’è un gioco di potere?
«Credo sia un po’ un gesto rabbia».
Rabbia?
«Di rabbia perché forse c’è una sorta di omertà, a non fare emergere la verità delle cose. Non tanto per lotte di potere, forse, per paura, per timore. Il nostro è un paese dove si può entrare, fare una strage e andarsene indisturbati e dopo 24 ore nessuno può mettere bocca su quello che è successo. Oppure sparisce una ragazzina e per 30 anni non si riesce a trovare una persona che dica qualcosa su come può essere».
C’è un filo rosso che collega tutto. Le storie emergono e riportano indietro anche negli anni se il Corvo nel suo coraggio mostra anche un passato sul quale non è stata fatta tutta chiarezza. La morte delle guardie svizzere e la scomparsa di Emanuela Orlandi. «La verità ufficiale su quegli omicidi – afferma Augias agli Intoccabili – è un falso». Di certo, le frasi di questo uomo che ha deciso di rendere pubblici storie sommerse sono da interpretare con un messaggio nitido però che emerge quando gli chiedo se ha coraggio: «Prima
vediamo cosa vuol dire coraggio..».
Cos’è il coraggio allora?
«Non aver paura di testimoniare la verità, di essere pronto a pagarne le conseguenze».
Sarebbe pronto a pagare?
«Io mi sento tranquillo, sento di avere una grande fede e di questo rendo grazie a Dio e cerco di testimoniare la mia fede innanzitutto con l’esempio. Perché il martirio è la più alta forma di testimonianza della verità. Ovviamente da noi questo è un pericolo che ormai non esiste perché è difficilissimo trovare in Italia uno che viene ucciso perché è cristiano».
Però ci sono anche forme di martirio diverso?
«Certo. C’è il famoso martirio della pazienza».
Una pausa, una frase. Qualcuna criptica, qualcuna forse che nasconde un messaggio? Il «martirio della pazienza» di sicuro è un saggio firmato dall’ex segretario di Stato Agostino Casaroli, figura non proprio vicina all’attuale numero due, il cardinale Tarcisio Bertone. Perché questo riferimento? Non è qui il caso di aprire a strumentalizzazioni, azzardare interpretazioni e lasciare spazio a dietrologie. Di certo si è rotta una tradizione di impermeabilità delle mura leonine. I corvi hanno fatto conoscere a tutti la vicenda di monsignor Carlo Maria Viganò, raccontata proprio su Libero e agli Intoccabili che, altrimenti, sarebbe rimasta chiusa nei cassetti delle scrivanie, degli archivi segreti vaticani. Un monsignore che dopo aver denunciato casi di corruzione e spese pazze (oltre 550 mila euro solo per il Presepe di piazza San Pietro) è stato mandato a Washington come nunzio apostolico. A fare quindi il diplomatico nella sede, nell’ambasciata degli Stati Uniti, uno dei Paesi che costituiscono gli insostituibili polmoni finanziari della Chiesa. Sulla vicenda la Santa Sede e il governatorato sono intervenuti con diverse note per ribadire la trasparenza nella gestione, vecchia e nuova, e nell’amministrazione di appalti e forniture. Da una parte ribadendo la fiducia in Viganò, rimasto in assoluto silenzio sino a oggi, dall’altra smentendo però le sue affermazioni sui casi di corruzione e sulla congiura che l’avrebbe messo alla porta. Ma anche su questa vicenda rimangono ancora oggi zone d’ombra che prima o poi verranno di certo chiarite.

Fonte: Gianluigi Nuzzi, “Il corvo del Vaticano: «Come me altri venti»”, Libero, 22 febbraio 2012, pag. 1

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