Rinviata l’esercitazione Usa-Israele

I rapporti militari fra Usa e Israele sono al centro dei più recenti incontri di alti esponenti delle forze armate Usa con i loro interlocutori militari in Israele: incontri che fanno seguito alle numerose prese di posizione, anche ufficiali, di autorevoli membri dell’amministrazione Obama nel corso del mese di dicembre, relative alla possibilità di un attacco contro l’Iran.
Una questione che, senza particolare attenzione da parte della stampa occidentale, ha tenuto impegnati militari israeliani e statunitensi, è l’esercitazione congiunta Austere Challenge 2012, inizialmente programmata per il prossimo mese di aprile: una esercitazione senza precedenti per dimensioni e per tipo di tecnologie militari che dovrebbero essere testate.
Lo scorso dicembre, infatti, il generale Frank Gorenc, comandante della 3a US Air Force con base in Germania, ha visitato lo Stato ebraico per predisporre lo spiegamento di oltre 9.000 soldati americani in Israele, in vista appunto della programmata esercitazione, che prevede il posizionamento addirittura di unità di comando Usa di norma facenti parte del quartier generale americano in Germania (Eucom), allo scopo di testare la collaborazione fra Usa e Israele in caso di un conflitto su larga scala in Medio Oriente.
In particolare è previsto da parte americana l’utilizzo di due diversi sistemi anti-missile: uno terrestre di difesa anti-aerea (Terminal High Altitude Area Defense) destinato ad intercettare e distruggere ad alta quota missili nemici; l’altro, che utilizza le batterie missilistiche Aegis di alcune unità navali Usa. Entrambi i sistemi vengono testati nell’intercettazione di eventuali salve di missili lanciate contro lo Stato ebraico, e per questo dovrebbero appunto integrarsi con il sistema anti-missile israeliano Iron Dome, che attualmente dispone già di tre batterie, una quarta è in fase di dispiegamento, altre quattro dovrebbero essere operative entro il 2012, mentre le forze armate israeliane chiedono che si arrivi in totale ad almeno dodici unità, per proteggere in modo soddisfacente il Paese.
Il gen. Gorenc, secondo notizie dell’aviazione militare israeliana, ha infatti visitato una delle tre batterie Iron Dome, quella schierata nel sud del Paese e destinata a contrastare i razzi lanciati dalla Striscia di Gaza. Si è poi spostato presso la base aerea Palmachim, per poi recarsi al centro di simulazione ITB situato ad Holon. Il sistema ITB (Israeli Test Bed), è un gioiello dell’industria elettronica israeliana, operativo fin dal 1992 e dal 1999 giudicato pienamente affidabile, in grado di simulare un teatro di battaglia missilistico e di sviluppare architetture operative in grado di rispondere ai diversi tipi di minaccia.
Ma non si tratta di una semplice visita di cortesia. "Lo scopo di questa visita è di fare pratica nel comando e nelle procedure come parte della preparazione di Austere Challenge" – dichiara infatti alla stampa israeliana il tenente colonnello Dedi Meiri, responsabile delle unità di difesa attiva dell’aviazione israeliana. "Stiamo mostrando come le cose funzionano in pratica con le batterie antimissile e nel coordinamento fra i sistemi gestiti da ITB, come lo Arrow e il David’s Sling", il sistema missilistico di intercettazione a medio raggio, conosciuto anche come Magic Wand [di cui clarissa.it si è già occupata in passato; v. http://www.clarissa.it/esteri_int.php?id=1298 ], il cui primo test operativo dovrebbe svolgersi proprio a metà del 2012.
L’esercitazione coinvolgerebbe da parte americana il 357a Air and Missile Defense Detachment: si tratta di una unità integrata nell’Eucom, che ha in carico 4 batterie operative di missili Patriot, delle quali una in rotazione è in addestramento in Polonia, come parte del programma statunitense di schieramento di missili anti-missile nell’Europa orientale fortemente avversato da parte russa, e sempre motivato con la minaccia iraniana. Il 357a AMDD gestisce poi gli "occhi" dell’intero sistema, che oggi comprendono il radar di scoperta avanzata AN/TPY-2, che nel 2010 è stato dislocato dagli Usa sul monte Keren, nel Negev, proprio in Israele; mentre un secondo radar dello stesso tipo, nonostante le proteste della Russia, sarà dislocato presso Diyarbakir, nel sud-est della Turchia, dopo il beneplacito del governo di quest’ultimo Paese lo scorso ottobre.
Poco prima dell’arrivo del capo di stato maggiore generale degli Usa, gen. Martin Dempsey, la scorsa settimana è giunta invece la notizia del rinvio di Austere Challenge 12, alla seconda metà dell’anno. Si tratta di una scelta che potrebbe confermare la volontà degli Usa di affrontare una possibile escalation militare con l’Iran senza apparire troppo direttamente coordinati con Israele, ma al tempo stesso senza mostrare esitazioni. Ora che le sanzioni approvate il 31 dicembre scorso dal parlamento americano aprono una nuova fase di tensione con il regime di Ahmadinejad, alla vigilia delle elezioni amministrative in Iran del prossimo marzo e di nuove previste esercitazioni militari iraniane nel Golfo Persico, programmate per il prossimo febbraio, gli Stati Uniti hanno infatti annunciato il 13 gennaio scorso il dispiegamento di ulteriori 15.000 uomini nel Kuwait, la presenza di due gruppi navali da combattimento nel Golfo e la movimentazione verso questo teatro, nelle prossime settimane, di un ulteriore gruppo navale di questo tipo, proveniente dal Pacifico.
Il rinvio dell’esercitazione al secondo semestre del 2012, quindi, come suggerisce maliziosamente Haaretz, potrebbe anche "adattarsi perfettamente all’ipotesi che Israele attacchi proprio in quel periodo". Il giornale israeliano ricorda infatti che il ministro della difesa israeliano Ehud Barak, lo scorso novembre, aveva indicato in un anno circa il tempo necessario all’Iran per collocare nelle strutture sotterranee protette le proprie installazioni nucleari, chiudendo in tal modo la finestra di fattibilità di un attacco chirurgico da parte di Israele. Se così fosse, nella seconda metà del 2012 molto più di ora "una massiccia presenza americana in Israele, specialmente trattandosi di sistemi avanzati di difesa antimissile, sarebbe utilissima per proteggere lo Stato ebraico da un eventuale contrattacco iraniano", conclude il giornale israeliano.
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