Il Tribunale speciale per il Libano accusa Hezbollah per l’omicidio Hariri

Sei anni di inchieste, colpi di scena, ritrattazioni, accuse e contro accuse. Il TSL, Tribunale speciale per il Libano, organo giuridico internazionale con sede all’Aja, ha infine emesso il suo atto d’accusa per l’attentato che nel febbraio 2005 provocò la morte dell’ex premier e magnate libanese Rafic Hariri e altri venti uomini.
Il capo procuratore del TSL, il canadese Daniel Bellemare, ha inviato al procuratore generale libanese Sayd Mirza la richiesta di incriminazione e arresto per quattro membri del partito sciita Hezbollah, che attualmente fa parte del nuovo governo del Paese dei Cedri.
Il nuovo esecutivo, guidato dal sunnita Najib Miqati, è formato dai componenti della coalizione chiamata "8 marzo" di cui fanno parte, oltre Hezbollah, l’altro partito sciita Amal, il Libero Partito Patriottico del generale cristiano Michel Aoun, e i drusi di Walid Jumblatt. Dopo sei mesi di trattative, tensioni, accese polemiche,tra due settimane il governo si dovrebbe insediare dopo il voto di conferma parlamentare, andando a sostituire il precedente governo formato dalla coalizione filo-occidentale e filo-saudita "14 marzo", con premier Saad Hariri (figlio di Rafic), nata dall’alleanza tra partiti sunniti e cristiani.
Il procuratore libanese Sayd Mirza ha ora un mese a disposizione per attuare gli ordini di cattura e le incriminazioni chieste dal TSL. Secondo taluni osservatori, un "tempismo perfetto" per far nascere il nuovo governo in uno stato di assoluta tensione e crisi istituzionale.
Gli uomini sotto accusa sono: Mustafa Badreddine, responsabile delle relazioni esterne di Hezbollah, stretto consigliere del Segretario Hassan Nasrallah, nonché considerato uno dei più alti comandanti militari del partito (genero dello storico capo militare di Hezbollah, Ismail Mugniyeh, ucciso in un attentato a Damasco nel 2008, si sospetta ad opera del Mossad). Salim Ayash, passaporto americano, altro membro del Consiglio direttivo di Hezbollah. E infine due uomini considerati esecutori materiali, Assad Sabra e Hussein Anaissi.
Allo stato attuale Hezbollah non ha ancora espresso una reazione alle ultime notizie, ma da mesi Nasrallah dichiara che il movimento sciita non riconosce l’autorità del TSL, considerandolo uno "strumento politico" nelle mani di Stati Uniti e Israele e di essere pronto a tutto pur di resistere ai tentativi di ingerenza negli affari interni libanesi tesi a colpire Hezbollah. Solidarietà è giunta da tutti gli altri alleati di governo. Un alto esponente cristiano del Libero Partito Patriottico (che nel nuovo governo avrà diversi ministri chiave: giustizia, interni, sanità, lavoro), Slimane Frangié, ha affermato che obiettivo dello stato d’accusa è provocare una guerra civile tra sciiti e sunniti per servire gli interessi di Israele e sprofondare il paese nel caos.
Per l’ex premier Saad Hariri, invece, che dopo la caduta del suo governo si è rifugiato in Francia, si tratta di un "momento storico" per il Libano, "il tempo degli assassini è finito, quello della giustizia è vicino". I suoi alleati delle componenti cristiane, Samir Geagea e Amine Gemayel, hanno invitato il nuovo governo a rispettare gli impegni nei confronti del TSL. Il numero due di Hariri non ha escluso l’appello alla mobilitazione generale e l’invito alla popolazione a scendere in piazza per costringere l’esecutivo a rispettare le decisioni del tribunale.
Secondo un esponente della società civile libanese, il filosofo Roger Nabaa, "realismo obbligherebbe che l’attuale governo non desse seguito all’atto d’accusa.. altrimenti si avrebbe seriamente il rischio di guerra civile".

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