Dialogo italiano. Fecia di Cossato

– Comandante Fecia di Cossato, scusi se mi permetto di disturbarla: giorni fa ho letto una sua intervista ad un giornalista, che è anche un ex-generale italiano. Un’intervista davvero molto bella che però mi ha lasciato con una sensazione strana, un certo malessere, ma non per le sue parole, come le spiegherò fra poco.
Ha del tempo anche per me? Sa, non sono mica un generale, sono un Italiano come tanti.
– Non si preoccupi, le formalità non servono: e poi di tempo qui ce n’è più che da voi.
 
– Non voglio farle la solita domanda, perché si è tolto la vita quel lontano 27 agosto 1944. Credo di capirla benissimo. Mi ha colpito una sua frase, nell’intervista: "Il mio problema insuperato fu l’8 settembre 1943. D’altro canto, è anche il vostro. Tuttora e molto di più". Perché molto di più, Comandante?
– Perché nella tragedia, paradossalmente, noi siamo stati fortunati: il nostro 8 settembre fu un fatto molto chiaro. Ognuno di noi ha potuto fare la sua scelta sulla base dei propri ideali, della propria idea dell’onore. Ma voi, poveri voi! Sono quasi Settanta anni che vivete tanti 8 settembre, giorno per giorno, e quando magari arriverà quello vero, forse non riuscirete nemmeno ad accorgervene. E, se non ve ne accorgerete, non potrete nemmeno scegliere. Ma, se non sceglierete, l’Italia non avrà scelta, perché se qualcuno non sceglie per l’Italia, l’Italia non esisterà più davvero.
Come le dicevo, di tempo qui ne abbiamo in abbondanza, ma laggiù il tempo è limitato ed è in questo breve tempo che si deve fare tutto il proprio dovere.
– Ma lei può aiutarci a capire quale è il nostro dovere…
– Aiutarvi? Ancora?… Non basta quello che abbiamo fatto in anni di sofferenze, di pericoli, coi miei Marinari del Tazzoli, per affondare centomila tonnellate di naviglio nemico… Niente per noi, tutto per l’Italia, il nostro popolo, il nostro onore…
– Ha ragione. Noi abbiamo tutto, manca la volontà, la cosa che più conta.
Lo sa, Comandante, che quando lei ha fatto la sua intervista, quella rivista, che in genere non vende molto, è andata esaurita in poco tempo: mi diceva l’edicolante che la sua foto in copertina ha attirato l’attenzione di tanti, nonostante il tempo. Le sembra strano? Le pare un buon segno?
– Gli Italiani non sono come vengono spesso dipinti. Gli Italiani quando vogliono, fanno sul serio. Per questo più che parlare dei Centocinquanta anni trascorsi di Unità, bisogna parlare di loro, di cosa hanno fatto, per fare capire bene il senso dell’Italia, per ritrovare, con l’anima dell’Italia, anche la nostra.
Ma piuttosto, qual era il malessere che mi diceva? Si è dimenticato?
– Ecco, mi veniva da chiedermi come mai quel generale che le ha fatto l’intervista scrive poi su un giornale di chi l’Italia vuole fermarla al Po; e poi, mi chiedevo, come ha fatto ad ammirare le sue imprese e a restare per anni in un comando Nato, a prendere ordine dagli Americani…
– Mi lasci tornare dai miei Marinai. Sa, sono felice, qui ci siamo ritrovati tutti!

 

L’intervista citata è in "L’eroe del mare parla dal cielo" di Piero Laporta, Monsieur, Aprile 2011

Print Friendly, PDF & Email