Un falco anti-Iran nominato a capo della sicurezza nazionale in Israele

La nomina da parte del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, come consigliere capo della sicurezza nazionale dello Stato ebraico, del generale della riserva Yaakov Amidror è indubbiamente un segnale importante.
Amidror, infatti, è uno dei più accesi sostenitori della minaccia nucleare iraniana. In un suo articolo del marzo 2008, infatti, attaccava robustamente lo US National Estimate (NIE) del novembre 2007, un documento che fece molto clamore, in quanto affermava che dall’autunno 2003 l’Iran aveva arrestato il proprio programma di sviluppo di armi atomiche. Amidror, in quel testo, forniva anche una sua interessante valutazione delle ragioni per cui l’Iran avrebbe sviluppato il suo programma nucleare:
"Tra il 2003 ed il 2005, gli Iraniani hanno evitato qualsiasi attività nucleare sotto l’influenza dell’impressione creata dalla politica di intervento preventivo americana nella regione [mediorientale], che è servita come il principale strumento per obbligare gli Europei a forzare l’Iran a posporre la trasformazione e l’arricchimento dell’uranio. Ma quando gli Iraniani si sono resi conto, nel 2005, che il loro timore non era giustificato da nessuna minaccia reale da parte della politica preventiva degli Usa, hanno deciso di intraprendere la conversione e poi l’arricchimento dell’uranio".
Ancora più significativamente, nello stesso articolo, il generale forniva un’importante ricostruzione dei suoi rapporti con gli statunitensi agli albori della questione dell’armamento nucleare iraniano.
"Non è la prima volta che USA ed Israele non sono d’accordo sulla valutazione in merito all’Iran. Nel 1995, io ero a capo della divisione delle Forze Armate israeliane che si occupava di ricerca e valutazione e noi avevamo rilevato i primi segni che gli Iraniani si stavano indirizzando al nucleare. In quei giorni, pensavamo che la cosa più importante fosse informare le nostre controparti a Washington e convincerli che si trattava di un pericolo per tutto il mondo libero che doveva essere affrontato subito. Non fu facile convincerli che questo argomento doveva essere portato immediatamente in discussione. Pensavamo di farlo in un incontro a Washington in cui un ambasciatore americano molto noto rappresentava gli Stati Uniti ed io cercai di convincere allora gli Americani che gli Iraniani avevano veramente deciso di andare nella direzione del nucleare.
Alla fine della discussione – prosegue Amidror – gli statunitensi ci diedero l’impressione di star pensando: "ora che noi Americani abbiamo abbattuto un nemico dello Stato ebraico come l’Iraq, voi Israeliani state cercando di costruirne uno nuovo perché non siete capaci di vivere senza una minaccia del genere". Durante i miei più di quattro anni a capo della divisione ricerca e valutazione, questo è stato uno dei maggiori fallimenti. Mi ci sono voluti altri due anni, fino al 1997, perché gli esperti della comunità dell’intelligence statunitense capissero che gli Iraniani si rivolgevano al nucleare".
Questo alto ex ufficiale israeliano è quindi da molti anni uno dei personaggi chiave nell’elaborazione della visione israeliana dell’Iran come di un pericolo mortale: il ruolo chiave che egli ha rivestito nell’apparato dell’intelligence militare israeliana si unisce infatti alle posizioni che ha rivestito come comandante del National Defence College e come direttore dello Staff and Command College delle forze armate israeliane, vale a dire delle istituzioni militari dove si formano gli ufficiali superiori e dove si definisce la strategia militare del paese.
Il fatto che egli divenga proprio in questo momento il principale consigliere per la sicurezza dello Stato ebraico è sicuramente un elemento di cui tenere conto nella valutazione del quadro complessivo della situazione mediorientale, oggi in rapida evoluzione.

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