Prima del vertice Nato. I tagli alla difesa dei grandi Paesi europei

Alla vigilia dell’importante summit della Nato che si terrà a Lisbona il 19 e 20 novembre prossimi, può essere interessante gettare uno sguardo sulla situazione delle risorse che i Paesi europei stanno destinando alla difesa: proprio nelle ultime settimane infatti si sono moltiplicate le notizie sui tagli che le maggiori potenze militari europee hanno deciso di adottare, anche in relazione con la generale crisi finanziaria mondiale.
Iniziamo dalla Gran Bretagna, in quanto essa, ai dati 2007, rappresentava il secondo maggior budget militare al mondo dopo gli Usa, con oltre 63 miliardi di dollari. Ebbene, proprio mentre approvava il proprio documento quinquennale di revisione strategica, il Regno Unito ha anche annunciato una serie di provvedimenti che possiamo definire drastici: taglio del 7,5 per cento del budget della difesa nei prossimi quattro anni, con un risparmio di 4,7 miliardi di sterline; riduzione di 5.000 uomini ciascuna per aviazione e marina, di 7.000 unità delle forze terrestri e di 25.000 civili facenti parte dell’apparato militare britannico, entro il 2014.
Particolarmente significativi i cambiamenti intervenuti nella programmazione della marina, da secoli una delle maggiori al mondo: per potersi permettere due nuove portaerei in costruzione, al costo di 5 miliardi di sterline (Queen Elizabeth e Prince of Wales), delle quali una verrà forse venduta nel 2019 e l’altra imbarcherà invece i nuovi cacciabombardieri F-35 però operativi solo dal 2020, la Royal Navy rinuncia a ben 4 grandi navi da guerra, mantenendo quindi in servizio solo 19 unità navali, tra fregate e cacciatorpediniere, rispetto alle 23 unità attuali.
In compenso, punterà alla costruzione di 6 cacciatorpediniere Type 45 e a sviluppare fregate meno costose e più flessibili.
Per quanto riguarda poi le proprie forze subacquee, il ministero della difesa inglese ha confermato l’introduzione dei sottomarini classe Astute ed il rinvio della sostituzione dei missili balistici nucleari Trident, lanciati da sottomarini, ma con riduzione da 48 a 40 delle testate nucleari imbarcate su ognuna delle 4 unità lanciamissili sottomarine classe Vanguard, la cui vita viene per altro prolungata fino al 2016.
Per poter poi continuare a utilizzare i cacciabombardieri Tornado (anche in Afghanistan), si è deciso di radiare gli aerei a decollo corto/verticale Harrier, utilizzati anche dalle 2 portaerei britanniche oggi in servizio, che sono seriamente colpite dalla riorganizzazione finanziaria delle forze armate inglesi: infatti l’Ark Royal sarà collocata fuori servizio in anticipo rispetto al previsto, mentre viene mantenuta la Illoustrious, ma come porta elicotteri: il che, secondo i commentatori, lascerebbe la Gran Bretagna priva di aerei in grado di decollare in mare almeno fino al 2019, difficilmente sostituibili con i 12 elicotteri Chinook in più messi in programma.
Si procederà poi al taglio del 40% nei mezzi corazzati (tagliati 100 dei 350 carri armati previsti) e del 35% dell’artiglieria pesante, oltre al rimpatrio delle truppe britanniche attualmente schierate in Germania. La Royal Air Force chiuderà alcune basi, rinuncerà ai pattugliatori Nimrod MRA4 e ad un centinaio di velivoli da combattimento tra Harrier e Tornado.
Anche in Germania vengono adottati provvedimenti epocali: in primo luogo l’abolizione della coscrizione obbligatoria; poi la riduzione degli effettivi, annunciata dal ministro della difesa tedesco in ottobre, da 252.000 a 163.000 uomini, vale a dire meno dell’attuale organico delle forze armate italiane, che è di 185.000 unità; taglio di spesa di 9,3 dei 30 miliardi di euro circa che rappresentano il bilancio della difesa tedesco; riduzione da 3.300 a 1.600 del persone civile della difesa, diviso tra Bonn e Berlino.
L’Italia, pur senza avere chiaramente definito i suoi obiettivi, in un paese da sempre poco attento alla propria politica di difesa, sta applicando un taglio del 10 per cento annuo su di un budget di 14 miliardi di euro annui che si somma alle riduzioni già pianificate nel triennio 2009/2011. In termini di acquisizione di nuovi equipaggiamenti, sono già stati tagliati 25 caccia Eurofighter Typhoon (altrettanti già in servizio, dovrebbero essere collocati sul mercato dell’usato) e 4 delle 10 fregate Fremm di cui era programmato l’acquisto ed è in forse anche l’acquisizione di nuovi blindati Freccia. A subire le maggiori riduzioni sono i fondi destinati all’addestramento ed alla manutenzione, oggi assicurati ai soli mezzi ed ai reparti destinati alle operazioni in Libano e Afghanistan: basti pensare che l’intera manutenzione motoristica dei nostri velivoli militari è ormai di fatto affidata agli Usa.
Anche la Francia, il terzo budget militare dopo UK e USA, intende tagliare 3,5 miliardi di euro della propria spesa militare entro il 2013, rinunciando ad esempio ad ammodernare i caccia Mirage 2000: ma i tagli, stando a indiscrezioni riportate dalla stampa, non dovrebbero interessare i maggiori programmi di sviluppo militari del paese, quali i caccia Rafale, le fregate multiruolo Fremm, i veicoli corazzati VBCI, i sottomarini Barracuda o i 30.000 sistemi da combattimento per la fanteria Felin.
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