La Commissione Europea delinea la strategia internazionale del commercio europeo

L’Europa è la prima potenza commerciale del mondo con 1,6 miliardi di euro di esportazioni di beni (1.094,2 mld €) e servizi (473,1 mld €) nel 2009, pari al 13% del PIL dell’Unione Europea. Le sue importazioni sono di valore pressoché equivalente, con 1.193 di beni e 408,1 mld € di servizi: del totale di queste importazioni, ben 53 miliardi di euro sono prodotti agricoli, per lo più provenienti dai paesi in via di sviluppo, una cifra superiore a quanto importano Usa, Giappone, Canada, Australia e Nuova Zelanda insieme. L’Unione Europea è anche il maggiore mercato mondiale per gli investimenti esteri, pari, nel 2009, a 221,7 miliardi di euro.
L’UE mantiene nel 2009 il 17,3% delle importazioni (rispetto al 16,2 degli Usa, al 9,8 della Cina ed al 5,5% del Giappone) e il 16,2% delle esportazioni mondiali (rispetto al 13,1% della Cina, all’11% degli Usa ed al 5,8% del Giappone), con una tendenza costante nella serie storica dell’ultimo decennio, rispetto a cali significativi sia degli Usa che del Giappone ed alla crescita imponente della Cina.
Il nuovo documento della Commissione Europea "Commercio, crescita e affari internazionali – La politica commerciale al centro della strategia Europa 2020", appena pubblicato dalla Commissione (COM (2010) 612) evidenzia le prospettive ma anche le preoccupazioni dell’Europa rispetto al quadro mondiale degli scambi:
"L’economia mondiale ed il commercio mondiale – si legge nel documento, hanno subito profondi mutamenti nel recente passato. Le filiere commerciali di numerosi beni e servizi comprendono oggi stabilimenti e uffici collocati in località diverse del globo. Due terzi delle nostre importazioni riguardano forniture intermedie necessarie per incrementare le nostre capacità produttive. Perché le nostre aziende rimangano competitive, hanno bisogno di poter contare su queste forniture, su servizi e su personale altamente qualificato in tutto il mondo, mentre i loro investimenti e le loro proprietà intellettuali necessitano di una forte protezione".
Ricordando che la Cina è ormai il secondo partner commerciale dell’Europa, anche se il commercio transatlantico rimane quello "con maggiore libertà di qualsiasi altra area del mondo", la Commissione Europea concentra la sua attenzione sull’esigenza di portare a buon fine gli accordi internazionali ancora in corso di discussione: in primo luogo con il WTO, per concludere la difficile trattativa post-Doha, quindi con il Consiglio di Cooperazione del Golfo, con il Mercosur (America Latina), nella regione Euromediterranea, con l’India, con i Paesi dell’Anase (in particolare Singapore e Malesia), con l’Ucraina, la Libia ed il Canada.
Allo stesso tempo la Commissione ritiene essenziale focalizzare l’attenzione strategica della UE su Usa, Cina, Russia, Giappone, India e Brasile, considerati appunto come partner fondamentali sul piano globale: ma questo comporta anche la ricerca di una maggiore corrispondenza fra regole europee ed internazionali, allo scopo di assicurare la piena liberalizzazione dei flussi commerciali, la caduta delle barriere non commerciali, la protezione dei diritti della proprietà intellettuale e la massima possibile parità nell’accesso ai mercati, soprattutto delle materie prime, cui il documento faceva cenno sopra, manifestando la crescente preoccupazione dell’Europa di rimanere tagliata fuori (e quindi soggetta a condizionamenti) nei suoi approvvigionamenti strategici, in primo luogo energetici.

Il documento della Commissione Europea: http://trade.ec.europa.eu/doclib/html/146955.htm

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