Pubblicato il genoma del frumento

Neil Hall, dell’università di Liverpool, ha recentemente annunciato il rilascio delle sequenze genomiche del frumento, che sono a disposizione del pubblico di ricercatori e scienziati. Mike Bevan, direttore del centro di ricerca John Innes, che ha partecipato alla ricerca, ha dichiarato che "analizzare questa sequenza e utilizzarla nelle nuove tecniche di incrocio denominate selezione macro-assistita potrebbe accrescere enormemente la rapidità e l’efficienza degli incroci", aggiungendo che "è una cosa assai importante proprio in questo periodo perché potremmo accelerare la corsa contro la riduzione della sicurezza alimentare".
Il riferimento è alla situazione che si è creata quest’anno sui mercati dei cereali a livello mondiale, con un raccolto stimato intorno ai 550 milioni di tonnellate, dopo le drammatiche notizie provenienti dalla Russia che, a causa della siccità e degli incendi, ha dapprima bloccato le proprie esportazioni di frumento e in seconda battuta ha dato notizia di necessitare di rilevanti quantità di grano dall’estero, dopo diversi anni in cui era diventato un paese esportatore netto.
Notizie queste che hanno provocato una tendenza a consistenti aumenti del prezzo dei cereali e delle valutazioni dei prodotti finanziari future ad essi legati sul mercato mondiale, come dimostrano i dati dello Chicago Board of Trade, la maggiore borsa merci agroalimentare del mondo.
Tecnicamente, la ricostruzione della sequenza genetica del grano è ad oggi il maggior lavoro di analisi genomica mai realizzato, dato che il genoma del grano è molto più complesso non solo di quello del mais e del riso, ma addirittura cinque volte più grande di quello umano. Ma, mentre nel caso del genoma umano ci sono voluti ben quindici anni, per quello del grano è bastato un solo anno, grazie ai progressi compiuti dalla tecnologia del DNA, sottolinea Mike Bevan.
Si apre ora la questione della utilizzazione di queste scoperte: il rischio, come sempre, è che esse vadano a tutto vantaggio solo delle grandi multinazionali biotecnologiche che sole dispongono delle risorse tecniche e finanziarie per tradurre queste informazioni in brevetti e guadagni: lo dimostra il fatto che è stata la società 454 Life Sciences, del gruppo multinazionale Roche, che ha fornito un contributo determinante alla buona riuscita del progetto grazie ad una tecnologia particolarmente avanzata di sequenziazione.
In tal caso, l’utilità della scoperta in termini di sicurezza alimentare si dimostrerebbe assai meno rilevante, perché in ogni caso i Paesi che hanno maggiore bisogno di approvvigionarsi non farebbero altro che aumentare la propria dipendenza dall’industria biotecnologica agroalimentare, che raggiunge un livello di concentrazione superiore al 70% a livello mondiale.
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