PER UN MONDO SENZA ARMI ATOMICHE: IL PUNTO DI VISTA TEDESCO

di Helmut Schmidt, Richard von Weizsäcker, Egon Bahr e Hans-Dietrich Genscher
© Herald Tribune International
9 Gennaio 2009

Nel 2007, Henry Kissinger, George Schultz, William Perry e Sam Nunn hanno presentato un appello per un mondo libero dalle armi nucleari.
Le loro conoscenze e la loro esperienza come Segretari di Stato, Ministri della Difesa e Presidenti del Comitato delle Forze Armate del Senato sia sotto amministrazioni democratiche che repubblicane conferisce un peso particolare alle loro preoccupazioni in merito alla crescente minaccia nucleare.
Per essere realisti, essi sanno che l’abolizione di tutte le armi nucleari potrebbe essere raggiunta gradualmente e per questo hanno proposto dei passi urgenti rivolti all’attuazione di questa idea.
Il loro appello ha raccolto una larga approvazione e un forte sostegno negli Usa; per quanto a nostra conoscenza non sono state prese decisioni a sostegno di questa proposta da parte di nessun governo europeo.
La nostra risposta tiene conto delle attese in Germania per la nuova amministrazione Obama.
La parola chiave del nostro secolo è cooperazione. Nessun problema globale, si tratti di ambiente e protezione del clima, soddisfacimento dei fabbisogni di energia da parte di una popolazione mondiale in crescita o risposta alla crisi finanziari, può essere risolto con lo scontro o l’uso della forza militare. L’America sostiene in questo senso una responsabilità speciale e insostituibile.
Tutto ciò è ancor più vero quando allorché cresce il numero dei Paesi in possesso di armi nucleari o in corso di acquisizione della capacità di produrre questo tipo di armi, e così per la materia prima per un terrorismo di dimensioni catastrofiche. Allo stesso tempo, gli Stati già in possesso di armamenti nucleari stanno sviluppando nuove armi nucleari.
Noi sosteniamo incondizionatamente Kissinger, Schultz, Perry e Nunn per una inversione di tendenza sulla politica nucleare e non solo negli Stati Uniti. Questo comporta in particolare in merito i seguenti punti:

  • la visione di un mondo libero dalla minaccia nucleare, così come sviluppata da Ronald Reagan e Mikhail Gorbaciov deve essere ripresa;
  • devono essere intrapresi negoziati rivolti ad una radicale riduzione del numero delle armi nucleari, inizialmente fra Usa e Russia, i Paesi con il maggior numero di testate atomiche, per persuadere gli altri Paesi in possesso di armamenti di questo tipo:
  • il Trattato di Non Proliferazione Nucleare (NPT) deve essere grandemente rafforzato;
  • l’America deve ratificare il Trattato di Bando Totale dei Test Nucleari;
  • tutte le armi nucleari a corto raggio devono essere distrutte.

Dal punto di vista tedesco, bisognerebbe aggiungere:

  • Il Trattato sulla Riduzione delle Armi Strategiche (START) scade quest’anno. La sua proroga è l’argomento più urgente all’ordine del giorno per Washington e Mosca;
  • Sarà vitale per la credibilità della Conferenza per la revisione del Trattato di Non Proliferazione Nucleare del 2010 che gli Stati dotati di armamenti nucleari mantengano la loro promessa, assunta con quel Trattato, di ridurre i loro arsenali nucleari;
  • Il Trattato sui missili anti-missile (ABM) deve tornare in vigore. Lo spazio deve essere usato solo per scopi di pace.

La cooperazione nell’interesse di una sicurezza condivisa permise ai Presidenti George H.W. Bush e Gorbaciov di eliminare la reciproca minaccia costituita dai missili nucleari a medio raggio alla fine della Guerra Fredda e, nel 1990, di impegnarsi in un sforzo ancor più vasto sul disarmo convenzionale. In oltre 18 anni da allora, quello che noi oggi chiamiamo il Trattato sulle armi convenzionali in Europa (CFE) è divenuto la base della stabilità dell’Europa. Fino ad oggi esso continua a rispondere agli interessi di tutte la parti.
La stabilità è stata salda e credibile a sufficienza per sostenere la riunificazione tedesca e la fine del Patto di Varsavia, per sopravvivere all’implosione dell’Urss, per permettere agli Stati Baltici di riguadagnare la loro sovranità e affrontare l’allargamento della Nato e della Unione Europea e le realtà del mondo al principio del 2009.
Questi accordi sarebbero messi a repentaglio per la prima volta dal desiderio americano di installare missili ed un sistema radar in basi extra-territoriali in Polonia e nella Repubblica Ceca, sul confine orientale della Nato.
Il ritorno ad un’era di ostilità, che porterebbe a una nuova corsa agli armamenti e a nuove tensioni, potrebbe essere meglio evitato mediante un accordo su difese missilistiche che potrebbero servire anche gli interessi della Nato e della UE, cioè ad un Trattato contro missili anti-missile (ABM). Ciò renderebbe anche più facile adattare il Trattato CFE e aprire la strada ad una più vasta prospettiva nel controllo degli armamenti.
Barack Obama ha fatto appello a Berlino al superamento della mentalità della Guerra Fredda. Questo ci riporta alle idee discusse subito dopo la fine della Guerra Fredda sotto lo slogan “estendere la sicurezza da Vancouver a Vladivostok”. Gorbaciov non è stato in grado di attuare la sua visione di una casa comune europea; il Presidente Dimitri Medvedev ha lanciato un appello per una nuova struttura di sicurezza pan-europea.
Noi suggeriamo di prendere questa opportunità in seria considerazione. La sicurezza e la stabilità dell’emisfero settentrionale possono essere raggiunte solo attraverso una stabile e affidabile cooperazione tra America, Russia, Europa e Cina.
Questa cooperazione dovrà rispettare gli accordi della Nato, dell’Unione Europea e dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) e, se necessario, assumere una propria forma istituzionale. Una sicurezza stabile nell’emisfero settentrionale potrebbe certamente disinnescare le eventuali crisi globali e rendere più agevole il risolverle.
Seri sforzi da parte degli Usa e della Russia nella direzione di un mondo libero da armamenti nucleari renderebbe più facile raggiungere un accordo in merito alla condotta più idonea nei confronti di tutti gli altri Stati dotati di armi nucleari, indipendentemente dal fatto che siano o meno membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Uno spirito di cooperazione potrebbe diffondersi dal Medio Oriente, attraverso l’Iran, fino all’Asia Orientale.
Grazie alla sua politica di distensione, sostenuta dai suoi alleati, la Germania ha creato le pre-condizioni per la sua auto-determinazione. La Germania deve la sua pacifica riunificazione al Trattato 2+4 (firmato nel 1990 dalle due Germanie e dalle quattro potenze occupanti: USA, Urss, Francia e Gran Bretagna) nel quale il principio della cooperazione attraverso le frontiere preesistenti ha dimostrato tutto il suo valore.
Il Trattato ha permesso di realizzare storici progressi sul disarmo e sul controllo degli armamenti nell’Europa intera. Un risultato è stato il Consiglio Nato-Russia che può essere completamente efficace in uno spirito di cooperazione. Relitti dell’epoca dello scontro non sono più adeguati al nuovo secolo.
La collaborazione mal si adatta alla dottrine ancora attive nella Nato e in Russia in merito all’ “uso per primi” del nucleare, anche nel caso in cui nessuna della due parti sia stata attaccata con questo tipo di armi. Un trattato su di un bando generalizzato dell’ “uso per primi” tra gli Stati in possesso di armi nucleari sarebbe un passo di stringente urgenza.
La Germania, che ha rinunciato all’uso delle armi nucleari, biologiche e chimiche, ha buone ragioni per richiamare gli Stati dotati di armi nucleari e non usare queste armi contro Stati che non le possiedono. Siamo anche del parere che tutte le restanti testate atomiche statunitensi dovrebbero essere ritirate dal territorio tedesco.
La cooperazione, questa parola chiave del nostro secolo, e una stabile sicurezza nell’emisfero settentrionale possono diventare una pietra miliare sulla via di un mondo senza armi nucleari.
Questa è la nostra risposta all’appello pubblicato da Kissinger, Shultz, Perry e Nunn.

Tutti i firmatari hanno rivestito alte cariche nella Repubblica Federale di Germania: Helmut Schmidt, socialdemocratico, è stato Cancelliere dal 1974 al 1982; Richard von Weizsäcker, cristiano-democratico, è stato Presidente dal 1984 al 1994; Egon Bahr, Ministro in alcuni governi sociademocratici, è stato un architetto della cosiddetta Ostpolitik; Hans-Dietrich Genscher, liberal-democratico, è stato Ministro degli Esteri dal 1974 al 1992.

(tr. it., a cura di G. Colonna)

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