Imponente esercitazione aerea israeliana nei cieli di Creta

Nella prima settimana di giugno, 100 aerei da combattimento F-16 e F-15 dell’aviazione israeliana, insieme ad elicotteri, hanno svolto un’esercitazione aerea congiunta con l’aviazione della Grecia, nei cieli di Creta. Si tratta di una straordinaria dimostrazione di capacità di proiezione a distanza, trattandosi di un teatro a oltre 900 miglia dal territorio israeliano, una distanza più o meno equivalente a quella fra Gerusalemme e l’impianto di arricchimento dell’uranio di Natanz in Iran.
Gli analisti si interrogano sul significato di questa imponente manifestazione di forza militare, che fa seguito alle bellicose dichiarazioni di esponenti politici e militari israeliani a proposito della volontà dello Stato ebraico di chiudere al più presto la partita con l’Iran (il capo di stato maggiore, Gen. Gaby Ashkenazy, ha dichiarato il 17 giugno alla Knesset che “accanto alle azioni ed alle sanzioni contro l’Iran è importante che restiamo pronti per qualsiasi opzione”).
Al di là dell’ipotesi che questa esercitazioni simulasse o meno un attacco all’Iran (taluni osservatori notano che, molto più probabilmente, Israele farebbe uso del proprio rilevante potenziale missilistico per colpire l’Iran, senza arrischiare sul territorio nemico la propria flotta da combattimento), si tratta di un fatto estremamente significativo: per la prima volta nella storia, Israele opera nel teatro del Mediterraneo centro-orientale, un’area sotto controllo europeo e Nato, fra l’altro grazie alla collaborazione dello Stato europeo più ostile alla Turchia, la Grecia. Il tutto senza la presenza statunitense.
Il messaggio è dei più preoccupanti: Israele manda un segnale all’Europa, moderata nella sua posizione contro l’Iran. Israele d’ora in avanti è pronto ad agire come prima potenza militare del Medio Oriente e come nuova potenza aerea nel Mediterraneo.

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