Calipari: i servizi americani sapevano

Il giornalista di RaiNews24 Sigfrido Ranucci ha intervistato agli inizi di marzo Wayne Madsen, un ex agente della NSA (National Security Agency, la più importante agenzia segreta della sicurezza americana), sul caso Nicola Calipari, l’agente del Sismi ucciso a Baghdad ad un posto di blocco americano durante la liberazione della giornalista Giuliana Sgrena rapita da un gruppo guerrigliero islamico.

Durante l’intervista, Wayne Madsen, ancora in contatto con  ex colleghi tuttora operativi, ha dichiarato che la morte di Calipari non sarebbe dovuta a casualità. È infatti normale procedura della NSA tracciare le comunicazioni dei cellulari in zona di guerra, ed alle frequenze intercettate corrispondono numeri telefonici con nomi e cognomi degli utilizzatori. Durante tutta l’operazione Calipari ha usato il cellulare per le comunicazioni di servizio ed era in contatto telefonico anche nel momento del conflitto a fuoco al check-point. Gli agenti della NSA avevano dunque potuto monitorare gli spostamenti di Calipari e sapevano perfettamente quale fosse la sua posizione al momento dell’uccisione.

Wayne Madsen gode di assoluta credibilità, è stato anche consulente della Commissione europea sul sistema di intercettazione americano Echelon di cui ha rivelato la funzione dei satelliti per le intercettazioni della telefonia mobile.

Le rivelazioni hanno avuto pochissima eco sui media italiani nonostante i politici intervenuti alle commemorazioni per l’anniversario della morte di Calipari avvenuta il 4 marzo (erano presenti il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, il ministro dell’Interno Antonio Martino, il sindaco di Roma Walter Veltroni) abbiano con forza invocato la verità sul caso. Ma del resto invocare la verità non significa cercarla.

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