Il diritto all’autodeterminazione del Sahara Occidentale

 

È recente la notizia che il Re del Marocco, Mohamed VI, dopo aver terminato una visita ufficiale nel Sahara Occidentale, ha rilanciato l’idea di concedere una forma estremamente ampia di autonomia alla contesa regione dopo oltre trent’anni di occupazione pacifica.

 

 

La vicenda fonda le sue origini intorno al 1958, quando i moti nazionalisti ed anticolonialisti marocchini cominciarono ad assumere una natura aggressiva, espansionista, appoggiando i progetti di Re Hassan II di costruzione di un “Grande Marocco”. Si arrivò così al 1975, quando 350 mila volontari marocchini oltrepassarono la frontiera meridionale, armati solo di Corano e di una bandiera verde simbolo dell’Islam, con intenzioni apparentemente pacifiche. La Spagna, per evitare uno scontro militare, si ritirò dal Sahara Occidentale, in cambio però della concessione di licenze per lo sfruttamento delle ricchissime miniere di fosfati.

 

 

Un ulteriore gesto distensivo è stato compiuto dallo stesso Re Mohamed VI a seguito della scarcerazione di 216 detenuti, tra cui alcuni sostenitori dell’indipendenza del Sahara.

 

 

Il Sahara Occidentale resta, ad oggi, l’unico territorio africano a non aver mai goduto di indipendenza, essendo passato dall’occupazione spagnola a quella marocchina proprio nel 1975.

 

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