Il fatto che Usa e Iran si stiano incontrando in questi giorni difficilmente può essere interpretato come un segnale distensivo.
Lo dimostra il fatto che il Segretario di Stato Condoleeza Rice ha dichiarato che i colloqui debbono restare circoscritti alla questione irachena (senza toccare la questione del nucleare iraniano) e che nel frattempo la Casa Bianca ha emanato il nuovo Documento Strategico sulla Sicurezza Nazionale che ribadisce che l’Iran ”pone la sfida maggiore (agli Usa, ndr) rispetto a ogni altra singola nazione” e riafferma tra l’altro la possibilità di ricorrere ad attacchi preventivi contro i Paesi ostili: ”Se necessario non escludiamo l’uso della forza prima che un attacco nemico possa avvenire, anche se ci fosse incertezza sulla data e il luogo dell’attacco stesso”.
E’ successo spesso che le diplomazie dell’Occidente anglosassone abbiano intavoltato colloqui diplomatici con i loro nemici a cinque secondi dalla fine, anche quando era stato già deciso lo scontro: avvenne anche nel 1990 con Saddam Hussein. In quel caso addirittura qualcuno ha maliziosamente ipotizzato che fosse stato dato volutamente al rais iracheno il via libera all’invasione del Kuwait.