La visita di Vladimir Putin in Algeria nella prima decade del mese di marzo è servita a rafforzare le intese commerciali tra i due paesi.
Si è parlato pure di gas. Ad Algeri, infatti sono stati siglati dei pre accordi su questa materia oltre che intese sul debito estero e armi (1). Russia e Algeria sono tra i principali produttori di gas al mondo.
Una loro eventuale intesa, costituirebbe serio elemento di preoccupazione per i grandi consumatori di energia. Se si aggiunge a questo rapporto bilaterale, l’altro particolare e intenso che lega la Russia di Putin al regime di Teheran (quest’ultimo è il secondo paese più importante al mondo per riserve di gas), si può intuire la delicatezza del problema ed il timore da parte dei paesi industrializzati di assistere alla nascita di un nuovo cartello energetico nel settore del gas, simile all’OPEC nato nel 1961.
Per l’Italia questi eventi sono ancora più preoccupanti dato che il nostro paese dipende per il 36% delle proprie necessità energetiche da questa fonte e sta orientando sempre più la propria struttura energetica a favore del gas metano. L’Italia, al momento, dipende per il 57% (1) del metano che complessivamente viene consumato, proprio da questi due paesi dai quali importa tramite gasdotti.
E’ innegabile l’esigenza di una diversificazione delle fonti di approvvigionamento. Per realizzarla si dovrebbero costruire rigassificatori, cioè impianti che permetterebbero di orientarci verso altri paesi dai quali acquistare il prezioso combustibile trasportandolo via mare in forma liquida e, appunto, rigassificarlo una volta giunto a destinazione. E’ un problema da anni sul tappeto.
Ma il futuro energetico del nostro paese non può limitarsi solo a questo progetto.
Fano, 15 marzo 2006
Lovanio Belardinelli
(1) Il Sole 24 Ore del 11/3 /2006 di Franco Locatelli.