La strategia della sicurezza nazionale degli Stati Uniti d’America

DOCUMENTO UFFICIALE, SETTEMBRE 2002
NOTA DEL CURATORE

Sperando di fare cosa gradita ai numerosi amici che ce l’hanno richiesta, presentiamo di seguito la traduzione integrale del Documento sulla Strategia Nazionale degli Stati Uniti d’America del 17 settembre 2002.

All’interno del documento, abbiamo evidenziato alcuni passaggi a nostro giudizio particolarmente critici. Abbiamo volutamente ridotto i commenti in nota al minimo. Eventuali ulteriori rilievi sono lasciati alla riflessione del lettore, con l’avvertenza che possono esserci altre affermazioni importanti che non abbiamo sottolineato, e che il lettore stesso potrebbe scoprire. Indicazioni e commenti sono perciò assai graditi.

E ora qualche considerazione generale sul Documento:

1) innanzitutto, si tratta di un lavoro pregevole per chiarezza, completezza, coerenza ed esplicitazione del punto di vista dell’attuale élite imperiale americana. Invece scandalizzarsi, i commentatori nostrani (i politici non vale nemmeno la pena prenderli in considerazione) meglio farebbero a chiedersi perché gli italiani e gli europei non sono in grado di esprimere una prospettiva altrettanto ben articolata

2) la chiave di volta della linea di pensiero sviluppata nella National Security Strategy (di seguito NSS) risiede nella coincidenza, presunta o reale, degli interessi degli USA con quelli della libertà, della democrazia e del libero mercato, cioè nel fatto che gli USA sono il paese-modello in cui meglio si sono realizzate queste aspirazioni dell’umanità moderna. Una simile assunzione può essere vera oppure no, ma è tuttavia la premessa da cui deduttivamente si ricava la responsabilità imperiale degli USA, intesi come Empire of Freedom: il che comporta altresì una responsabilità morale. Sulla buona fede di chi abbraccia questa linea ideale, non ci esprimiamo. Si tenga comunque presente che tutta la storia degli USA, come si evince ad esempio da un grande classico come la Storia degli Stati Uniti d’America di Morison e Commager [1], vive della polarità fra una autorappresentazione come Nuova Gerusalemme, che in quanto tale non si vuole più sporcare le mani con il Vecchio Mondo, e un’altra autorappresentazione nel ruolo di crociati del citato Empire of Freedom, predestinati ad imporre al mondo la nota One Best Way americana. A questa polarità ideale si assomma una polarità per così dire a carattere verticale, cioè di tensione fra princìpi ed interessi, fra enunciazioni e buona fede, sicché di volta in volta le posizioni isolazioniste o quelle imperiali sono inquinate e condizionate dal piombo alle ali della più machiavellica geostrategia politica, militare ed affaristica. Se non si capisce questa caratteristica degli USA, non si capisce nemmeno come possano convivere in un solo paese Bush, Wolfowitz, Gore Vidal, Noam Chomsky e i gruppi petroliferi e industriali che hanno più di un motivo per arrivare, con la guerra all’Iraq, a occupare in permanenza il centro dell’Hearthland eurasiatica
3) Non è male rileggersi il libro V, 83-110, delle Storie di Tucidide, cioè la famosa ambasceria degli Ateniesi ai Meli. Riportiamo soltanto questo passaggio:

ATENIESI: Noi dunque non vi offriremo una non persuasiva lungaggine di parole con l’aiuto di belle frasi, cioè che il nostro impero è giusto perché abbiamo abbattuto i Medi o che ora perseguiamo il nostro diritto perché siamo stati offesi; ma ugualmente pretendiamo che neppur voi crediate di persuaderci dicendoci che, per quanto coloni dei Lacedemoni, non vi siete uniti a loro per farci la guerra o che non ci avete fatto alcun torto. Pretendiamo invece che si mandi ad effetto ciò che è possibile a seconda della reale convinzione che ha ciascuno di noi, perché siamo certi, di fronte a voi, persone informate, che nelle considerazioni umane il diritto è riconosciuto in seguito ad una uguale necessità per le due parti, mentre chi è più forte fa quello che può e chi è più debole cede. [2]

Chi si aspetta ancora oggi un linguaggio del genere dagli USA non ha ben presente il carattere della politica nordamericana, e della politica contemporanea in genere. Lo scadimento degli impulsi spirituali a codificazioni teologico-etiche ha creato l’esigenza di una qualche forma di fondamento dialettico ideale per l’azione politica. Con qualche eccezione, nessuno, a far data dalla Rivoluzione Francese in poi, si metterebbe a proclamare apertamente la propria pretesa ad una Lebensraum di dimensioni mondiali senza un opportuno apparato religioso, etico e giuridico. Sotto questo profilo, per la natura originariamente religiosa della struttura sociopolitica e del dibattito interno alle Tredici Colonie americane, e per conseguenza degli USA, tutte le operazioni al di fuori dei confini dell’Unione hanno avuto questo carattere bifido, dall’occupazione delle Filippine alla Guerra Fredda, passando per quegli autentici capolavori che furono gli interventi nelle due Guerre Mondiali. Il presidente McKinley diceva le preghiere prima di decidere se attaccare Cuba per renderla “indipendente”. Oggi, a quanto riferiscono i quotidiani, le lunghe giornate di lavoro alla Casa Bianca si aprono con seminari di studi e meditazioni bibliche.

Lasciando impregiudicata la questione della buona fede, e senza soggiacere a seduzioni da guerra occulta, resta insomma il fatto che l’ideologia dell’unicità e della superiorità del modello nordamericano si salda sistematicamente con l’opzione isolazionista così come con quella imperiale, rendendo sempre ambigua la natura della politica USA.

4) In tutti i modi, come ognuno potrà constatare da sé – Empire of Freedom o semplicemente Empire che sia – la NSS si caratterizza per una dimensione globale strutturata in modo puntuale per aree geografiche e tematiche. Essa è quindi comunque un programma imperiale, e lo è in un’accezione più esplicita che in passato, come appare chiaro ogni qualvolta il documento dice che, dopo avere esperito tentativi di persuasione degli alleati ed amici, gli Stati Uniti faranno da soli, perché sono i migliori interpreti delle aspirazioni dell’umanità moderna, e perché sono abbastanza forti da farlo.

5) Decida ciascuno come vuole, si è detto. Per parte nostra, mentre abbiamo poco da eccepire alla forza (si eccepisce male un fatto), restiamo dell’idea che ci sia tutto da eccepire sulla pretesa di qualsivoglia nazione a ritenersi la più alta interprete della dignità dell’uomo. Modelli similari furono già propri dell’Impero Britannico, della Germania nazionalsocialista e dell’URSS. Non ne sentiamo più il bisogno, ed una volta di più ci richiamiamo al patriottismo universalista e cooperativo di Mazzini e di Garibaldi. Questo ordine di constatazioni, da solo e di per sé stesso, ci basta a chiudere il discorso sulla liceità della NSS. I corollari pratici di controllo, regolazione delle relazioni fra popoli, interventi militari discendono dalle premesse, buona fede o no. Soltanto i forzati dell’Occidentalismo a tutti i costi – tipo la pur competente Lucia Annunziata, che ha detto sì alla guerra in Kossovo e adesso dice NO [3] alla guerra in Iraq – possono trovare nuova la NSS. Essa è vecchia di decenni, e sarebbe ora di trovarle un’alternativa seria, invece di stupirsi tutte le volte che viene illuminata nella sua interezza.

6) Infine un’annotazione logica: una qualsivoglia entità che, per tracciare i confini della propria sicurezza, ha necessità di definire una rete di protezione che copre l’intero globo o è un individuo – che teoricamente può sentirsi minacciato da tutto il resto del mondo – o è un impero – che praticamente allunga la sua ombra su tutto il resto del mondo. In questo secondo caso, la Homeland non è che la base fisica di una Nation a carattere universale.

Jorg Huygens

[1] S.E. MORISON, H.S. COMMAGER, Storia degli Stati Uniti d’America, 2 voll., La Nuova Italia, Firenze 1974 (edizione originale americana, 1950)

[2] TUCIDIDE, Storie, V, 89, trad. Claudio Moreschini, Sansoni, Firenze 1967

[3] L.ANNUNZIATA, NO – la seconda guerra irachena e i dubbi dell’Occidente, Donzelli, Roma 2002

Print Friendly, PDF & Email