Glenn Gould, Variazioni Goldberg di J. S. Bach

Tre giovani pianisti di gran talento s’incontrano a Salisburgo per un corso tenuto da Horowitz. Uno di loro è il giovane canadese Glenn Gould. E solo il vederlo, e sentirgli suonare le Variazioni Goldberg, costituisce, per gli altri due allievi, un impatto devastante sulla loro vita. Uno si sbarazzerà del suo Steinway gran coda, e con lui di tutte le sue ambizioni musicali, regalandolo a un’inetta figliola di un mediocre maestro di paese. L’altro si suiciderà.

E’ la trama gelida e brutale di una tragedia della genialità: ”il Soccombente”, romanzo di Thomas Bernard, uscito nell’83.

E di riflesso la storia di un predestinato, un po’ folle, di sicuro misantropo al punto da sfuggire la folla dei concerti per lavorare maniacalmente alle sue incisioni, rintanato in casa. Eppure arrivato a essere un mito, più vicino di tutti a sciogliere il mistero e cogliere il segreto delle composizioni di Bach. Delle Variazioni Goldberg in particolare.

Un’aria e 32 variazioni per clavicembalo, scritte con tecnica contrappuntistica, come un difficile, quasi impossibile, esercizio pianistico, per il compositore J. Gottlieb Goldberg. Leggenda vuole siano state commissionate a Bach per alleviare le notti insonni del signore presso cui Goldberg lavorava, e si dice ricompensate da cento Luigi d’oro, dentro una coppa, d’oro anch’essa.

Gould era talmente alto da usare una sedia a cui erano state segate le gambe, e suonava rannicchiato sulla tastiera in modo curioso e quasi ridicolo. Tanto che un giorno pensavano stesse suonando e invece era morto.

Non pare fosse troppo simpatico, ma di sicuro nessuno ha mai suonato Bach come lui.

Non sono un esperto di musica classica ma so che il contrappunto è la sovrapposizione di due melodie e capite bene che per non rendere la partitura caotica, essa va certo ben pianificata nella sua struttura, ma soprattutto eseguita perfettamente. E le incisioni di Gould, ne esistono due, la seconda eseguita in maturità in maniera più lenta e meditativa, sono limpide e perfette, asciutte e secche come suonasse davvero un clavicembalo. Anche un profano vi può riconoscere le arie e le melodie che la compongono, percepire ogni anfratto della complessa partitura.

Una cattedrale di suoni che s’inseguono, si stringono e precipitano, innalzata da un uomo con sole due mani. Da sentire assolutamente.

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