ANORESSIA E BULIMIA, i disturbi dell’alimentazione

Anoressia e bulimia costituiscono i poli di un conflitto dell’alimentazione tipico della nostra epoca.
I mezzi di comunicazione di massa bombardano il pubblico con immagini di donne snelle e “superperfette”. In molte aree della cultura occidentale vi è cibo in abbondanza, condizione necessaria per un comportamento caratterizzato da “abbuffate” alimentari.
Gli individui affetti da questo tipo di disturbi tendono ad essere istruiti, di sesso femminile, economicamente avvantaggiati e radicati nella cultura occidentale. L’anoressia è praticamente sconosciuta nelle aree culturali in cui la magrezza non viene considerata una virtù.
Le immagini femminili pubblicizzate dai mass-media, inoltre, suggeriscono la superiorità dell’apparenza esterna rispetto all’identità interiore. Se è vero che fattori intrapsichici e biologici non dovrebbero essere minimizzati nell’eziologia e nella patogenesi dei disturbi dell’alimentazione, è altrettanto vero che tali fattori interagiscono inevitabilmente con un particolare periodo socioculturale della civiltà occidentale nel riprodurre una sindrome che ne riflette i modelli e gli stereotipi culturali.
L’elevata incidenza del disturbo suggerisce che esso può essere considerato come pseudo-soluzione” sempre più comune per una varietà e molteplicità di situazioni stressanti intrapsichiche, familiari e ambientali.

L’anoressia è un complesso di sintomi dovuti ad alterazioni fisiche e mentali, mostrato da individui che scelgono deliberatamente di ridurre in maniera drastica e ossessiva l’ingestione di cibo a motivo della loro avversione nei confronti di quest’ultimo e della spasmodica paura di non riuscire a conquistare a mantenere un’immagine positiva del proprio sé corporeo, specie nei casi in cui la percezione della propria immagine corporea ha subito degli “attacchi”, vere e proprie ferite narcisistiche a causa di amputazioni e menomazioni.
Sintomo cardine dell’anoressia è dunque un cospicuo calo di peso come esito della restrizione calorica volontaria associato ad amenorrea presente nel 100% dei casi.
Una pluralità interiore di anomalie fisiche caratterizza il quadro clinico dell’anoressia, da attribuire alla marcata denutrizione e alle abitudini alimentari bizzarre di questi pazienti, nonché, più generalmente, a reazione da stress. Tra queste le più rilevanti sono: disturbi epigastrici, vomito (stitichezza o cospicua riduzione delle feci), estremità fredde, intolleranza al freddo, assenza di sudorazione, pelosità anormale, diminuzione della libido, edema sugli arti inferiori, bradicardia, disidratazione, ipotermia, insonnia. Nella maggior parte dei casi si alterano periodi di astinenza e controllo ferreo ad episodi di bulimia, nei quali la paziente ingurgita avidamente incredibili quantità di cibo senza alcuna percezione di fame e sazietà.
Conseguenza inevitabile di tali episodi bulimici è l’insorgenza di gravi crisi depressive, abuso di lassativi, vomito autoindotto e accentuata iperattività.
Le pazienti anoressiche vengono spesso descritte come molto sensibili, irritabili, testarde, introverse e talora egoiste ma estremamente dipendenti e insicure. La tendenza all’isolamento sociale e nello stesso tempo la ricerca nel tentativo di eccellere in qualche ambito della propria esperienza costituiscono ulteriori elementi caratterizzanti la personalità anoressica la quale presenta altissimi livelli di ansia.
Le conseguenze del digiuno assumono valore di rinforzo positivo in quanto riducono l’ansia…
Secondo l’entità dei conflitti familiari personali, e particolarmente negli individui con una personalità passivo-aggrssiva e stenica, si instaura il circolo vizioso ansia-digiuno-calo ponderale accompagnato da una leggera riduzione dell’ansia.
Se il digiuno riduce l’ansia, ogni episodio di alimentazione porta con sé la paura di perdere autocontrollo.
Il mangiare può suscitare, specie in seguito ad attacchi di bulimia, un forte senso di colpa per non aver mantenuto la dieta o il digiuno imposti, intaccando ulteriormente la stima di sé. Inoltre, lo sforzo di vincere la propria fame e di raggiungere la sensazione di un maggior controllo di sé (e sugli altri) fanno ignorare i segnali propriocettivi, come ad esempio la fame.
Il mangiare verrebbe sostituito da altri comportamenti centrati sul cibo, come l’indulgere in pensieri riguardanti l’alimentazione o il cucinare per altri.
Oltre al disturbato rapporto familiare, le anoressiche presentano spesso rapporti sociali problematici e difficoltosi. Le loro abilità sociali sono talora inadeguate, dato che il loro isolamento dagli altri non consente un valido confronto oltre che un corretto apprendimento delle suddette abilità.
La mancanza di abilità sociali e di capacità di autoaffermazione possono essere attribuite, talora, all’assenza in ambito familiare, di validi modelli da imitare.

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